Tra i giardini veneziani, l’Orto Botanico Michiel a San Trovaso, resta sicuramente lo “scomparso” più illustre: lodato dal naturalista e poligrafo Konrad von Gesner e dal botanico senese Mattioli come «notevole così per le piante peregrine che vi si ritrovano, come ancho per li acquidotti e grotteschi rarissimi che vi si veggono con mirabile arte fabricati» , oggetto di accese curiosità, tanto da spingere più volte, invano, Ulisse Aldrovandi, a bussare alla porta del Michiel per poterlo visitare.
Un giardino talmente esteso da occupare buona parte dell’insula di San Trovaso e ancora leggibile nelle foto aeree in tutta la sua estensione, nonostante i successivi frazionamenti e l’abbandono in cui versano le sue parti piu monumentali.
Pietro Antonio Michiel, patrizio veneto, passò un vita intera, piuttosto ritirata, a raccogliere e catalogare piante in diverse località di montagna e di pianura del territorio della Serenissima, la sua competenza gli valse l’incarico di coadiutore dell’Anguillara nella cura dell’Orto Botanico di Padova, nei suoi primi anni di esistenza, ed una fitta corrispondenza con botanici italiani ed europei.
Venezia ha perso un magnifico giardino e ritrovato dopo fortunose vicende l’opera più importante di Pietro Antonio Michiel: nota come I cinque libri di piante, che contiene 1028 disegni e descrizioni di altrettante piante, tuttora conservata alla Biblioteca Nazionale Marciana.
Del grande giardino Michiel restano visibili le aree verdi di Palazzo Brandolin Belbo ed alcuni piccoli e segreti giardini privati come quello di casa Hohs oggetto della nostra visita.
Un giardino di dimensioni ridotte, che un sapiente gioco prospettico, statue e piccoli sentieri ombrosi rendono molto più vasto, distogliendo alla vista i muri di cinta e creando scorci inattesi e pieni di fascino.