Tudy Sammartini ed i Giardini Veneziani

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Tudy Sammartini si occupa di Venezia e della sua laguna. Dopo aver trascorso la sua giovinezza in Africa, Australia, Messico e California, inizia una lunga collaborazione con Architectural Design e con il Council of industrial Design di Londra divenendo promotrice di celebri architetti italiani. Con John Mc Andrew realizza il libro Venetian Architecture of The Early Renaissance; è membro dell’Ateneo Veneto , del Comitato per le Pubblicazioni delle Fonti relative alla Storia di Venezia, nel 1967 si occupa dell’indagine dell’UNESCO sul degrado della città dopo l’alluvione.

Scrive Le isole della Laguna di Venezia, un universo inesplorato (1988), con la collaborazione di Gianni Berengo Gardin e con lo stesso e con Cristiana Moldi Ravenna pubblica Giardini segreti di Venezia , il cui successo si è rinnovato in nove edizioni. Ha scritto molti libri sul tema delle tradizioni veneziane legate alla storia e all’arte e architettura veneta. Recentemente è ritornata a scrivere della grande passione che la lega a Venezia nel libro pubblicato per Terra Ferma nel 2012, con le immagini di Cesare Gerolimetto: Verde Venezia. I giardini della città d’acqua.http://www.ibs.it/code/9788863221312/sammartini-tudy/verde-venezia-giardini.html

Verde Venezia di Tudy Sammartini - Photo by Cesare Gerolimetto

Photocourtesy by Cesare Gerolimetto

Progettista e restauratrice di giardini è da anni membro dell’Association Française de l’Art Topiaire et Buis. Ha insegnato landscape art per l’Architectural Association di londra ed è stata docente in materia durante i master veneziani a New Jork University. Consulente del Pasaggio per le Marche Segrete e Piceno da Scoprire, tra i vari giardini da lei restaurati : il giardino dei semplici di Ventimiglia Alta, il parco di Castel di Lama, il giardino di Cà Zenobio, e di casa del Tiziano Vecellio e di casa Fortuny alla Giudecca. La sua attività è promossa da molte riviste internazionali.
Come qualcuno ha scritto di lei “combatte per l’anima di Venezia “ e per le “cose” di Venezia che stanno per essere dimenticate, o per quella lenta inesorabile distruzione che si sta perpetuando con il passaggio delle Grandi Navi nel bacino di San Marco e ancora per quelle apparentemente meno evidenti come la consunzione del pavimento di san Marco. Nella sua casa di Venezia ha realizzato un “giardino verticale” e nello spazio pubblico che lo circonda ha impiegato piante con funzione di “ antiinquinamento, come ama definire le specie da lei scelte. Scrive ancora un bellissimo blog che si intitola storieveneziane.wordpress.com che racconta delle persone che ha incontrato nella sua avventurosa vita e recensisce libri in maniera semplice ma appassionata, svelando la sua infinita, poliedrica conoscenza del mondo d’oggi, che lo deve a quello di ieri.

Sui giardini veneziani alcune domande a Tudy Sammartini:

I giardini veneziani potranno sopravvivere e non solo, come accade ora, nei luoghi pubblici dei musei o degli alberghi, come decoro o come ‘intorno’ subalterno all’architettura ?
Certo, soprattutto i privati! Come scriveva Henry James:
“Di tutto quello che Venezia riflette e liquefa, la quantità degli elementi naturali è infinita: i giardini sono i più amati dall’acqua che tutto lambisce. Essi sono numerosi sul Canalazzo, ma dovunque essi sono, aggiungono una pennellata al quadro, una tenera nota di dolcezza alla casa. Dunque gli elementi sono completi: il trio dell’aria, dell’acqua, e delle cose che crescono. Venezia senza di loro sarebbe troppo un fatto di maree e di pietre.”

I preziosi giardini, raccontati da d’Annunzio , da Henry James e da Frederick Eden come luoghi rari e unici, topoi suggestivi e, come Lei scrive, giardini di meditazione, oggi sono trascurati e dimenticati e spesso inaccessibili. Potrebbero acquistare ancora valore come spazi da vivere, e come opera altra rispetto all’architettura veneziana?

I giardini privati, essendo un’altra stanza della casa, sono trattati bene… I più problematici sono quelli pubblici, spesso trascurati; per aiutare l’amministrazione, gli stessi cittadini che abitano nei pressi dei luoghi verdi potrebbero auto-organizzarsi, restaurarli e prendersene cura…

Un tempo, negli anni ’60 un gruppo di architetti costituito da Egle Trincanato e Marcello Padovan , portarono i loro studenti a conoscere la flora urbica veneziana e a censirla; poi questa ricerca si interruppe e non se ne fece più niente. Oggi, il più grande paesaggista mondiale, Piet Oudolf , da anni sta cercando di conoscere e coltivare le piante che ben allignano in un luogo per tentare di creare spazi in cui naturalizzarle: nei giardini pubblici costruiti nelle zone di risulta, un tempo abbandonate, nei percorsi per andare al lavoro, nei luoghi della quotidianità. Avrebbe un senso poterlo tentare anche a Venezia?

A mio avviso, bisognerebbe mantenere le piante locali, evitando di inserire ciò che non centra. Ad esempio, lungo la calle di Sant’Agnese e alle Zattere ho posizionato degli oleandri: le uniche piante che resistono all’acqua salsa e che decorano e generano ombra per chi passeggia.

Quanto la sua vita deve ai giardini, cosa le regala stare in un giardino e chi le ha insegnato ad amare questi luoghi, oppure questa passione è nata da sola, dentro di sé?

Sono nata e cresciuta in campagna e ho passato tutto il tempo della guerra nella casa di Pieve dove si trovava un grande giardino; qui la nonna mi aveva dato due spazi: uno per coltivare la verdura che serviva alla casa e uno per metterci i fiori che mi piacevano. Devo tutto ai giardini: basta vedere qui fuori, nella mia salizada… Le piante sono belle, danno gioia, profumano e mangiano l’inquinamento…

Look Up - The LiquidPress

Photocourtesy by @jasonbolkano 

 

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About Author

Autrice, ricercatrice ed esperta di giardini storici. Vanta numerose pubblicazioni e collaborazioni con università ed istituzioni per il recupero e la valorizzazione di beni culturali e luoghi di grande interesse storico ed architettonico.

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